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Mamme che lavorano: fra difficoltà e sensi di colpa

mamme che lavorano che portano i loro bambini

Le mamme che lavorano sono sempre meno. O meglio, diminuisce il numero di lavoratrici che desiderano (o si possono permettere) di fare un figlio.

Lo dicono i dati: nel 2022 è stato raggiunto il minimo storico del numero di nascite in Italia (393.333 nel 2022, 6.916 in meno rispetto al 2021). L’emergenza che riguarda la natalità nel nostro paese preoccupa da decenni, ma negli ultimi anni ha visto un exploit che non può più essere ignorato. Sempre di più sono, infatti, le difficoltà che le madri, in particolare le mamme che lavorano, incontrano ogni giorno. Si parte dalla necessità di conciliare lavoro e famiglia, fino ad arrivare al carico mentale che pesa sulla loro quotidianità e alla mancanza di aiuti, anche a livello istituzionale.

Com’è cambiata la vita delle mamme lavoratrici negli ultimi decenni? Quali sono le sfide che anche tu, mamma, vivi ogni giorno? Quali risorse possono essere messe in campo per aiutare le famiglie? Ne parliamo qui!

Mamme lavoratrici: qual è la situazione attuale?

Nei primi decenni del secolo scorso, la condizione delle donne, e delle madri, era chiara: la donna si occupava della casa e della famiglia. Se lavorava, invece, era impiegata in specifiche professioni, definite “da donne”. Oggi, però, le difficoltà delle mamme che lavorano non sono tanto diverse.

I dati ci raccontano che una famiglia con figli su 4 è a rischio povertà, perché spesso, tra i due genitori, solo l’uomo lavora. Non solo: nelle coppie tra i 25 e i 54 anni con un figlio minore, il tasso di occupazione per le mamme si ferma al 63%, contro il 90,4% dei papà. Nelle famiglie con due figli minori, le mamme che lavorano sono solo il 56,1%, mentre i padri il 90,8%.

Un terzo lavora part-time e circa la metà di queste mamme che lavorano è stata costretta a scegliere un contratto part-time involontario.

Carico mentale delle mamme: di cosa si tratta?

zaino porta bambino o marsupio ergonomico

Una delle cause del calo del numero delle madri attive nel mondo del lavoro è sicuramente l’impegnativo carico mentale che queste vivono ogni giorno. Ma di cosa si tratta? 

Il carico mentale, o mental load, è un fenomeno che, statisticamente, colpisce maggiormente le donne e, in particolare, le mamme. Secondo questo, ci carichiamo o sentiamo sulle nostre spalle il peso delle responsabilità quotidiane. Riuscire a realizzarsi come professionista e come mamma è solo uno di questi pensieri, che va ad aggiungersi a quelli legati all’organizzazione della famiglia e alla gestione della casa.

Questa condizione riguarda particolarmente le donne, che secondo gli studi, impiegano gran parte del loro tempo nella cura dei figli (16 ore contro le 7 del partner). Questo porta ad ansia, stanchezza costante, sensazione di inadeguatezza e un forte senso di colpa per non essere “capace a far tutto”.

Se anche tu ti ritrovi in questa situazione, prosegui la lettura!

Quali aiuti alle mamme che lavorano?

Esistono, quindi, degli aiuti a sostegno delle mamme lavoratrici? Negli ultimi decenni sono stati attivati diversi interventi a favore delle donne lavoratrici che scelgono di allargare la famiglia. Ma, come ben sappiamo, questi non sono sufficienti.

Il lavoro delle donne, infatti, non si limita solamente alle canoniche “8 ore in ufficio”, ma si estende anche alla casa e al nucleo familiare, al cosiddetto lavoro domestico. L’86,4% delle donne dichiara di essere impegnata in attività relative all’ambito familiare e il 23,9% di esse afferma che queste attività occupano più di 24 ore della loro settimana. 1 giorno su 7, quindi, è dedicato alla cura della famiglia. A queste ore, però, vanno aggiunte le ore lavorative.

Ecco perché le mamme lavoratrici sentono di non essere in grado di gestire tutto! Questo vale soprattutto nella delicatissima fase del post-partum, di cui abbiamo parlato in un altro articolo.

Più supporti, meno senso di colpa!

La neomamma, quindi, ha bisogno da subito di un supporto per vivere serenamente la nuova realtà di madre, ma anche di professionista che sperimenta la maternità.

Il senso di inadeguatezza che le mamme che lavorano vivono e la paura di non saper conciliare lavoro e famiglia, si manifesta sin dai primi mesi di vita del bambino che chiede di essere curato e coccolato. Diventa molto difficile prendersi cura del nuovo arrivato, della casa e dei fratellini da sole. Ecco perché è fondamentale definire con il partner le responsabilità di ognuno, nella cura del bambino e nella gestione della casa. Anche l’aiuto di amici e familiari è importante per poter affrontare la nuova quotidianità post parto

Il babywearing, la pratica di portare il bambino con fascia o marsupio, può aiutare nel concreto le mamme, perché permette di avere le mani libere e di prendersi cura del figlio con più serenità. Vuoi saperne di più? Leggi qui!

Conciliare lavoro e famiglia in smart working: si può fare?

praticità della fascia porta bebè

E le mamme che lavorano da casa? Negli ultimi anni, il numero di lavoratori in smart working è incrementato, riflesso delle nuove esigenze di aziende e dipendenti. Questa nuova modalità ha inciso, soprattutto, sulle mamme che si sono trovate in difficoltà a dividere la vita lavorativa da quella famigliare.

La convivenza con neonati o bambini piccoli, che richiedono l’attenzione del genitore anche quando questo è impegnato in una videochiamata di lavoro, rende difficile conciliare il lavoro da casa con la cura dei figli piccoli. Molte mamme lavoratrici, e in particolare le libere professioniste, però, hanno trovato nel babywearing una soluzione comoda e funzionale. Tenere a contatto il bambino in fascia o marsupio finché si porta avanti il proprio lavoro è un ottimo compromesso, provare per credere!

Ma fascia o marsupio? Visita il nostro sito e scopri il supporto più adatto alle tue esigenze di mamma!

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